venerdì 21 settembre 2012

La radice piu´profonda della Grande Recessione e della nostra decadenza : l´educazione

 La radice piu´profonda della Grande Recessione e dell´infinita decadenza del nostro sistema economico e sociale é la naturale e diretta conseguenza di un sistema educativo profondamente sbagliato

Questa é la profonda convinzione alla base del nostro progetto Exosphere , l´universita´che vuole rivoluzionare il vecchio e oramai decrepito sistema universitario attuale, e che dalla citta´di Valparaiso in Cile vuole diffondersi in tutto il mondo!

Nessuno meglio dell´antropologo e psicologo francese Gustave Le Bon lo spiegava con grande chiarezza gia nel 1895 nel suo libro "La Psicologia delle Folle"...buona lettura!






In prima fila, tra le idee dominanti ai nostri tempi, si trova questa : l'istruzione ha per
risultato sicuro di migliorare gli uomini e di renderli uguali.


Per il solo fatto della ripetizione, questa asserzione ha finito per diventare uno dei dogmi più incrollabili della democrazia.
Sarebbe altrettanto difficile sminuirli ora, quanto sarebbe stato difficile sminuire un tempo
quelli della Chiesa.


Ma su questo punto come su molti altri, le idee democratiche sono in profondo disaccordo
con i dati della psicologia e dell'esperienza. Molti filosofi eminenti, Erberto Spencer
specialmente, faticarono poco a dimostrare che l'istruzione non rende l'uomo né più morale
né più felice, che non cambia i suoi istinti e le sue passioni ereditarie e, se mal diretta, può
diventare dannosa invece di utile. 

Le statistiche hanno confermato questa asserzione rilevandoci che la criminalità aumenta con la generalizzazione dell'istruzione, e che i peggiori nemici della società sono molto spesso dei laureati.
 

Un distinto magistrato, Adolfo Guillot, faceva notare che presentemente si contano 3000
criminali istruiti contro 1000 analfabeti, e che, in cinquant'anni, la criminalità é salita da 227
per 100.000 abitanti, a 552, cioè un aumento del 133 per cento. Egli ha anche notato coi suoi
colleghi che la delinquenza fa progressi specialmente nei giovani per i quali la scuola gratuita
e obbligatoria ha sostituito il patronato.


Nessuno, certo, ha mai sostenuto che l'istruzione ben diretta non possa dare risultati pratici
molto utili, se non per elevare la moralità, almeno per sviluppare le capacità professionali.


Disgraziatamente i popoli latini, specialmente da una trentina d'anni, hanno basato i loro
sistemi di istruzione su principi molto difettosi, e, nonostante le osservazioni di persone
eminenti, persistono nel loro deplorevole errore. Io stesso in altre opere ho dimostrato che la
nostra educazione attuale trasforma in nemici della società una gran parte di quelli che
l'hanno ricevuta, e recluta molti discepoli delle peggiori forme del socialismo.


Il primo pericolo di questa educazione - molto giustamente qualificata latina - é di basarsi su
un errore psicologico fondamentale: credere che l'imparare a memoria dei manuali, sviluppi
l'intelligenza.
Quindi si cerca d'imparare il più possibile; e dalla scuola elementare all'università, il
giovanetto non fa che impinzarsi del contenuto dei libri, senza esercitare mai il suo giudizio e
la sua iniziativa.

L'istruzione, per lui, consiste nel recitare e obbedire. « Imparare delle
lezioni, sapere a memoria una grammatica o un compendio, ripeterli bene, ecco - scriveva un
vecchio ministro dell'Istruzione pubblica, Jules Simon - una piacevole educazione dove tutto
lo sforzo è un atto di fede davanti all'infallibilità del maestro, e che non riesce che a sminuirci
e a renderci impotenti ».


Se questa educazione fosse soltanto inutile, ci si potrebbe limitare a compiangere disgraziati
fanciulli ai quali si preferisce insegnare, invece di tante cose necessarie, la genealogia dei figli
di Clotario, le lotte della Néustria e dell'Austrasia, o delle classificazioni zoologiche; ma essa
presenta il pericolo assai più serio di ispirare in colui che l'ha ricevuta, un disgusto violento
della condizione in cui é nato, e l'intenso desiderio di uscirne.


 L'operaio non vuol più rimanere operaio, il contadino non vuole essere più contadino, e l'ultimo fra i borghesi più non vede per suo figlio altra carriera possibile che quella di funzionario di Stato. 
Invece di preparare degli uomini per la vita, la scuola non li prepara che a funzioni pubbliche in cui la riuscita non esige alcuno spirito d'iniziativa. In basso alla scala sociale, essa crea quei militi del proletariato scontenti del loro destino e sempre pronti alla rivolta, in alto, la borghesia
frivola, scettica e credula ad un tempo, tutta piena di fiducia verso lo Stato provvidente e che
tuttavia essa biasima continuamente, incolpando sempre il governo delle proprie colpe e
incapace di intraprendere qualsiasi cosa senza l'intervento dell'autorità.


Lo Stato, che fabbrica a furia di manuali tutti i suoi diplomati, non può utilizzarne che un
piccolo numero, ed è costretto a lasciare gli altri senza impiego. 

E perciò necessario rassegnarsi a nutrire i primi e ad avere come nemici i secondi. Dall'alto al basso della piramide sociale la massa formidabile dei diplomati assedia oggigiorno gli impieghi. Un negoziante può assai difficilmente trovare un agente per andare a rappresentarlo nelle colonie, ma i più modesti impieghi ufficiali sono sollecitati da migliaia di aspiranti. Il
dipartimento della Senna conta da solo 20.000 maestri e maestre senza impiego, e che,
dispregiando i campi e l'officina, si rivolgono allo Stato per vivere. 

Essendo limitato il numero dei prescelti, quello degli scontenti é necessariamente immenso.
Questi ultimi sono disposti a tutte le ribellioni, qualunque siano i capi e gli scopi perseguiti.


L'acquisizione di conoscenze inutilizzabili é un sicuro mezzo per trasformare l'uomo in ribelle


 Questo non é, del resto, un fenomeno particolare ai popoli latini; lo si riscontra anche in
Cina, paese retto da una solida gerarchia di mandarini, e in cui il mandarinato si ottiene
per concorsi la cui prova è unicamente la recitazione imperturbabile di voluminosi manuali.
L'esercito dei letterati senza impiego è considerato, oggi, in Cina come una vera calamità
nazionale.. E anche nell'India, ove, da che gli Inglesi hanno aperto le scuole, non come in
Inghilterra, per educare, ma semplicemente per istruire gli indigeni, si é formata una classe
di letterati, i Babù, i quali, quando non possono conquistarsi una posizione, diventano
nemici irriconciliabili della potenza inglese. In tutti i Babù, muniti di un impiego, il primo
effetto dell'istruzione é stato di abbassare immensamente il livello della moralità. 


Io ho a lungo insistito su questo punto nel mio libro "Le Civiltà dell'India". Tutti gli autori che
hanno visitato la grande penisola l'hanno ugualmente constatato.


Evidentemente è troppo tardi per risalire una tale corrente. Soltanto l'esperienza, unica
educatrice dei popoli, si incaricherà di disvelarci il nostro errore.


Soltanto essa saprà provarci la necessità di sostituire i nostri odiosi manuali, i nostri meschini
concorsi per un'istruzione professionale capace di ricondurre la giovinezza verso i campi, le
officine, le imprese coloniali, oggi abbandonate.


Quest'istruzione professionale, ora reclamata da tutti gli spiriti illuminati, fu quella che
ricevettero un tempo i nostri padri, e che i popoli attualmente dominatori del mondo hanno
saputo conservare con la loro volontà, la loro iniziativa, il loro spirito intraprendente. 


In pagine notevoli, delle quali riprodurrò più innanzi qualche passo essenziale, Taine ha
nettamente dimostrato che la nostra educazione d'un tempo era press'a poco quel che é oggi
l'educazione inglese o americana, e in un importante raffronto tra il sistema latino e il sistema
anglo-sassone, egli ha fatto vedere le conseguenze dei due metodi.


Si potrebbero forse accettare tutti gli inconvenienti della nostra educazione classica,
quand'anche non creasse che spostati e scontenti, se l'acquisizione superficiale di tante
conoscenze, la perfetta recitazione di tanti manuali elevassero il livello dell'intelligenza.


Ma raggiunge essa realmente questo risultato? 


Ohimé, no ! Il giudizio, l'esperienza, l'iniziativa, il carattere sono le condizioni di successo nella vita; e tutte questo non lo si apprende sui libri. I libri sono i dizionari utili da consultarsi, ma dei quali è perfettamente inutile immagazzinare nella testa lunghi frammenti.

Come può l'istruzione professionale sviluppare l'intelligenza in una misura che sfugge
completamente all'istruzione classica ? 


Taine lo ha dimostrato assai bene nel passo seguente

« Le idee non si formano che nell'ambiente naturale e normale; ciò che alimenta il loro germe sono le innumerevoli impressioni sensibili che il giovane tutti i giorni riceve all'officina, nella miniera, al tribunale, allo studio, sul cantiere, all'ospedale, dinanzi allo spettacolo degli strumenti, dei materiali e delle operazioni, in presenza dei clienti, degli operai, dei lavoro, ell'opera particolare dell'occhio, dell'orecchio, delle mani e dello stesso odorato, che, involontariamente raccolte o sordamente elaborate si organizzano in lui per suggerirgli presto o tardi combinazioni nuove, semplificazione, economia, perfezionamento o invenzione. 

Di tutti questi contatti preziosi, di tutti questi elementi assimilati ed indispensabili è privato il
giovane alunno, e proprio nell'età feconda: per sette od otto anni egli è sequestrato in una
scuola, lontano dall'esperienza diretta e personale che gli avrebbe dato la nozione esatta e
viva delle cose, degli uomini e dei diversi modi di dominarli.
... Almeno nove su dieci hanno perduto tempo e fatica; parecchi anni della loro vita, anni
efficaci, importanti e anche decisivi. Calcolate intanto la metà o i due terzi di quelli che si
presentano all'esame, voglio dire i rifiutati; poi, tra gli ammessi, graduati, brevettati e
diplomati, ancora la metà o i due terzi, voglio dire gli affaticati. Si é loro domandato troppo
esigendo che in un tal giorno, su una sedia o dinanzi a un tavolo, fossero per due ore e per un gruppo di scienze, viventi repertori di tutta l'umana conoscenza. Difatti lo sono stati, o quasi, quel giorno, per due ore; ma un mese dopo, non lo sono più. Essi non potrebbero subire di nuovo l'esame; le loro acquisizioni, troppo numerose e troppo pesanti, sfuggono
incessantemente fuori del loro spirito, e non ne acquistano di nuove. Il loro vigore mentale ha ceduto; la linfa feconda si é disseccata, l'uomo fatto compare, invece spesso é già finito.
Collocato a posto, ammogliato, rassegnato a girare a tondo e indefinitamente nello stesso
cerchio, si rifugia nel suo piccolo ufficio; lo assolve correttamente, e non vede più nulla
all'infuori di quello. Tale é il rendimento medio; certamente la ricetta non compensa la spesa.
In Inghilterra e in America, o, come un tempo in Francia, prima del 1789, si impiega il
processo inverso, e il rendimento ottenuto è uguale o superiore ».

 
L'illustre storico ci mostra poi la differenza del nostro sistema con quello degli Anglo-Sassoni.
Presso di loro l'insegnamento non proviene dal libro, ma dalla cosa stessa. L'ingegnere, ad
esempio, formandosi in un'officina e mai in una scuola, ne deriva che ognuno può arrivare
esattamente al grado che la sua intelligenza comporta: operaio o ispettore se egli è incapace di andare più lontano : ingegnere, se le sue attitudini lo permettono. E' un processo democratico e utile per la società, assai diverso da quello che fa dipendere tutta la carriera di un individuo da un esame di qualche ora, subìto a diciotto o vent'anni.


« All'ospedale, nella miniera, nella manifattura, dall'architetto, dall'uomo di legge, l'allievo,
ammesso giovanissimo, fa il suo tirocinio e press'a poco come da noi uno scrivano nel suo
ufficio o un allievo pittore nel suo studio. Anzitutto, prima di entrare, egli ha potuto seguire
qualche corso generale e sommario, allo scopo d'avere un quadro belle e pronto in cui
collocare le sue osservazioni. Tuttavia, c'è spesso, qualche corso tecnico che egli potrà seguire nelle ore libere, allo scopo di coordinare di mano in mano le sue esperienze quotidiane. 

Sotto un simile regime, la capacità pratica cresce e si sviluppa di per sé stessa, proprio sino al grado che le facoltà dell'allievo permettono, e nella direzione richiesta dalla sua futura necessità per l'opera particolare alla quale sin da principio vuole adattarsi. In tal modo, in Inghilterra e negli Stati Uniti, il giovane riesce presto a trarre da se medesimo tutto ciò di cui è capace. 
Da venticinque anni, e anche assai prima, se la sostanza e il fondamento non gli mancano, egli é non solo un esecutore utile, ma anche un uomo di spontanea intraprendenza; non solo un meccanismo, ma anche un motore. In Francia, dove il processo inverso ha prevalso, e ogni generazione diventa sempre più cinesizzata, il totale delle forze perdute è enorme ».
 
E il grande filosofo arriva alla seguente conclusione sulla sproporzione crescente della nostra
educazione latina e della vita.


"Nei tre gradi dell'istruzione - per l'infanzia, l'adolescenza e la gioventù - la preparazione
teorica e scolastica sui banchi, per mezzo dei libri, s'é prolungata e aggravata, in vista
dell'esame o del grado o del diploma o del brevetto, e coi mezzi peggiori: con l'applicazione di un regime antinaturale e antisociale, col convitto, coll'eccessivo ritardo del tirocinio pratico, con l'allenamento artificiale e il riempimento meccanico, con lo strapazzo, senza
considerazione del tempo in cui il ragazzo sarà adulto e delle funzioni virili che l'uomo fatto
dovrà compiere, non tenendo conto del mondo reale dove il giovane dovrà vivere, della
società a cui bisogna adattarlo o farlo piegare, del conflitto umano dove per difendersi e
tenersi in piedi, egli dovrà essere, anzitutto, equipaggiato, armato, esercitato e pieno di forza.
« Questo necessario equipaggiamento, questi requisiti più importanti di tutti gli altri, questa
solidità del buon senso, della volontà e dei nervi, le nostre scuole non glieli procurano; al
contrario, ben lontane dal qualificarlo, lo squalificano per la sua condizione prossima e
definitiva. La sua entrata nel mondo e i suoi primi passi nel campo dell'azione pratica, spesse volte, non sono che una serie di cadute dolorose; egli ne resta ferito, ne porta le tracce a lungo, e qualche volta per sempre. È una dura e pericolosa prova; l'equilibrio morale e mentale si altera, e corre rischio di non ristabilirsi più; la delusione è stata troppo improvvisa e completa; i disinganni sono stati troppo grandi e il disgusto troppo forte »
(*).
(*) Taine. Il regime moderno, v. II, 1894.  


Queste pagine sono quasi le ultime che Taine scrisse. Riassumono molto bene il risultato delle sue lunghe esperienze. L'educazione é il nostro solo mezzo per agire un poco sull'anima del popolo:

 E molto triste che quasi nessuno in Francia arrivi a comprendere che spaventoso elemento di decadenza costituisca il nostro insegnamento attuale. Invece di educare la gioventù, la abbassa e la pervertisce

Ci siamo allontanati dalla psicologia delle folle ? No di certo. 


Per comprendere le idee, le credenze che oggi germinano nelle folle, per fiorire domani, bisogna sapere come è stato preparato il terreno. 

L'insegnamento dato alla gioventù d'un paese, permette di prevedere un po' il destino di quel paese. L'educazione della generazione d'oggi giustifica le più tristi previsioni. 

L'anima delle folle, in parte, si migliora o si altera con l'istruzione. 

Era dunque necessario far vedere come l'ha foggiata, e come la massa degli indifferenti e dei neutrali é diventata progressivamente un immenso esercito di malcontenti, pronto a seguire tutte le suggestioni degli utopisti e dei retori. 

La scuola, oggi, forma dei malcontenti e degli, anarchici e prepara, per i popoli latini, dei periodi di decadenza.

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