Dal Blog Exosphere il post "Il Potere della Passione"
Un ampio sondaggio sulla soddisfazione dei lavoratori dipendenti nel 2009 ha mostrato che solo il 14% degli intervistati erano estremamente soddisfatti del proprio impiego. Il 35% si ritenevano in qualche modo soddisfatti, e più del 62% ha risposto che intendeva intensificare la ricerca per un nuovo lavoro nei successivi 12 mesi. Livelli tali di insoddisfazione mostrano l’esistenza di un grande problema con l’attuale divisione del lavoro.
Semplicemente le persone non stanno facendo ciò che vorrebbero.
Dopo la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale, la carriera ha iniziato a divenire centrale nella vita americana, e occidentale. Ciò che una persona fa definisce chi una persona è. C’è assolutamente bisogno di rovesciare questa situazione.
Chi una persona è dovrebbe definire cosa fa. Questo è l’inizio della rivoluzione dell’idea di vocazione, ma sarà un processo lungo e difficile, dato che la povertà di passione di cui soffre la nostra società non ci ha permesso ancora di minare le numerose istituzioni, norme, e aspettative culturali che hanno radicato la mentalità carrierista nella nostra psiche collettiva.
Per questo motivo dobbiamo partire dagli inizi, dalla radice del problema.
Le nostre scuole ed università sono fabbriche. Non a caso, il moderno sistema scolastico fu sviluppato al tempo dell’industrializzazione, l’eredità dei principi organizzativo-militare Prussiani applicati alla produzione, e poi modificati per l’educazione pubblica. La divisione degli studenti in gradi e classi basati sull’età e la divisione dell’apprendimento in discipline rigide, con ciascun insegnante assegnato ed etichettato ‘professore di fisica’ o ‘professore di letteratura’ hanno tutti i segni di una fabbrica.
Ogni ingranaggio ha la propria funzione, e i prodotti sono tutti uniformemente educati, ‘diplomati’ cui è stato trasmesso un corpo comune di conoscenze.
Quel prodotto è poi spedito in imprese ed aziende stile-fabbrica che possano inserire questi ingranaggi nei propri macchinari.
Come stiamo assistendo al tramonto dell’era della produzione di massa (e con l’avvento della Stampa 3D siamo veramente vicini ad un epoca rivoluzionaria nella produzione decentralizzata e di piccola scala), allo stesso modo questo modello di istruzione ed educazione non potrebbe essere più antiquato.
Le università inquadrano gli studenti in discipline predefinite, e nonostante ci sia una finta devozione per gli ‘studi interdisciplinari’, l’enfasi continua ad esaltare i titoli ad alta specializzazione in queste discipline predefinite. L’economia dell’innovazione invece richiede un corpo di conoscenze più generali (al fine di unire i puntini tra le varie discipline) e poi una maggiore specializzazione (al fine di poter creare un prodotto o servizio specifico per incontrare la domanda dei clienti). L’università non è solo poveramente attrezzata per questo obiettivo, ma anzi è fortemente controproducente.
I nostri ambienti di apprendimento hanno bisogno di essere meno struttura, meno esame, meno metrica di valutazione arbitraria, e più enfasi sull’abbraccio del caos e del rapido cambiamento dell’economia innovativa. Più che insegnanti, abbiamo bisogno di allenatori di apprendimento, che aiutino le persone a equipaggiare se stesse dell’abilità di imparare e adattarsi continuamente, ma soprattutto a scoprire le proprie passioni e talenti. Inoltre, dobbiamo accettare il fatto che le persone possono avere più di una passione nel corso della propria vita, e che siano sostanzialmente diverse una dall’altra.
Oggi se qualcuno vuole cambiare carriera deve prendersi dai 2 ai 4 anni (o anche di più) di tempo per tornare a scuola, ottenere un nuovo diploma e poi partire a salire una lunga scala. Questo modello universitario dovrebbe essere sostituito da comunità di apprendimento continuo. La partecipazione in ricerche, gruppi di studio e discussione, e altre forme di apprendimento dovrebbero diventare parte della nostra vita quotidiana.
Frequentiamo le palestre per i nostri corpi, e le chiese per le nostre anime, perché non dedicare un’attenzione simile allo stimolo delle nostre menti durante la nostra vita adulta?
Se abbracciassimo un modello di apprendimento più fluido e flessibile che diventi parte integrante della nostra vita, non solo saremmo più felici e più soddisfatti dalla nostra vita professionale avendo scoperto le nostre passioni ed esserci quindi organizzati per dedicare il nostro lavoro per seguirle.
Libereremmo anche enormi risorse creative adesso rinchiuse nelle menti di persone che vivono per il week-end perché odiano il proprio lavoro. Queste risorse creative spingerebbero la società a oltrepassare di gran lunga gli attuali confini nell’innovazione e risolverebbero alcuni dei problemi apparentemente insormontabili che tormentano il nostro mondo.
Le persone appassionate ed innovative hanno dato al mondo l’automobile, l’aeroplano, l’internet, gli antibiotici, il Progetto Genoma Umano, e molto altro. Immagine se questa minoranza di fortunate persone fosse espansa a tutti noi.
In meno di una generazione, questo piccolo pianeta blu sarebbe irriconoscibilmente migliore. Non possiamo permettere all’inerzia, agli interessi acquisiti dello status quo, e alla mentalità del “così vanno le cose / sono sempre andate le cose” di privarci di quel futuro
Traduzione dall´inglese di Riecho Economia e Liberta´
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