Articolo originariamente pubblicato al sito PropagandaFront, tradotto da Mauro Meneghini e publicato in italiano sul sito del movimentolibertario e Usemlab. Lo ripropongo anch´io sul mio blog perche´come dice l´economista "austriaco"Francesco Carbone "contiene numeri e grafici di indubbio interesse, e una visione d'insieme tendenzialmente allineata a quella di questo sito" e del mio blog aggiungo io...
La tendenza dominante per il medio ed il lungo termine garantisce che il prezzo dell’oro sarà in crescita anche nel 2011.
Lo so che ad alcuni di voi questo compito possa apparire come un compito semplice e scontato – parlare di una classe d’investimento, che anno dopo anno dimostra di declassare qualsiasi altra classe di investimenti, ma sappiate che si tratta di un coltello a doppio taglio.
Ho avuto il mio bel da pensare per poter trovare un esempio. Il meglio che mi è venuto in mente, è che parlare dell’oro, è all’incirca come raccontare una di quelle barzellette, o chiamiamola pure “freddure”, un po’ cinica, quando il dottore dice: “La buona notizia è che avete una nuova malattia incurabile a cui verrà dato il suo nome”
La buona notizia è, che il valore dell’oro sale. La cattiva notizia è – praticamente tutto il resto, economia compresa.
L’anno scorso ho viaggiato dal Medio Oriente all’Estremo Oriente, dall’America del sud all’America centrale per parlare di oro. Le diverse posizioni che ho incontrato mi hanno abbastanza sorpreso. La maggior parte delle persone di questi Paesi considera l’oro come protezione del loro risparmio, mentre nei paesi occidentali viene visto come materia prima o al limite come prodotto speculativo.
L’economia occidentale tratta l’acquisto dell’oro così, come si trattasse di un rimedio – precauzione ad una sconfitta, mentre al contempo provano a dare delle motivazioni per la crescita del prezzo dell’oro, con giustificazioni che nell’anno scorso sono aumentate per fantasia ed immaginazione. A seguito alcune fra le più ascoltate scemenze:
* “L’inasprimento della situazione finanziaria porta a un calo del prezzo delle materie prime cali”
* “L’oro è in bolla.”
* “Il prezzo delle azioni aurifere non ha confermato la bolla dell’oro.”
* E probabilmente l’argomento più addotto di tutti: “L’economia è sulla strada della ripresa.”
Nonostante queste “considerazioni” l’oro ha segnato un anno memorabile. Nel 2010 lil prezzo dell’oro è cresciuto del 25% ed ha messo a segno un ulteriore massimo del decennio.
Nonostante noi parliamo d’oro, sarebbe trascuratezza da parte mia, se non parlassimo anche dell’argento. L’argento nel 2010 è cresciuto del 78% e comincia, come l’oro, ad avere un ruolo come metallo monetario. Il platino ha avuto un incremento del 17%.
Quando osserviamo l’andamento nell’ultimo decennio del dollaro americano, euro, dollaro canadese, sterlina inglese, e yuan, possiamo riconoscere che le 5 maggiori valute negli ultimi 10 anni hanno perso fra il 70 e l’80% del loro valore. In verità non è tanto l’oro che cresce, quanto le valute che perdono il loro valore. L’oro può solo avere un valore tanto forte quanto gli viene permesso dalla perdita di valore delle valute.
Lo so che ad alcuni di voi questo compito possa apparire come un compito semplice e scontato – parlare di una classe d’investimento, che anno dopo anno dimostra di declassare qualsiasi altra classe di investimenti, ma sappiate che si tratta di un coltello a doppio taglio.
Ho avuto il mio bel da pensare per poter trovare un esempio. Il meglio che mi è venuto in mente, è che parlare dell’oro, è all’incirca come raccontare una di quelle barzellette, o chiamiamola pure “freddure”, un po’ cinica, quando il dottore dice: “La buona notizia è che avete una nuova malattia incurabile a cui verrà dato il suo nome”
La buona notizia è, che il valore dell’oro sale. La cattiva notizia è – praticamente tutto il resto, economia compresa.
L’anno scorso ho viaggiato dal Medio Oriente all’Estremo Oriente, dall’America del sud all’America centrale per parlare di oro. Le diverse posizioni che ho incontrato mi hanno abbastanza sorpreso. La maggior parte delle persone di questi Paesi considera l’oro come protezione del loro risparmio, mentre nei paesi occidentali viene visto come materia prima o al limite come prodotto speculativo.
L’economia occidentale tratta l’acquisto dell’oro così, come si trattasse di un rimedio – precauzione ad una sconfitta, mentre al contempo provano a dare delle motivazioni per la crescita del prezzo dell’oro, con giustificazioni che nell’anno scorso sono aumentate per fantasia ed immaginazione. A seguito alcune fra le più ascoltate scemenze:
* “L’inasprimento della situazione finanziaria porta a un calo del prezzo delle materie prime cali”
* “L’oro è in bolla.”
* “Il prezzo delle azioni aurifere non ha confermato la bolla dell’oro.”
* E probabilmente l’argomento più addotto di tutti: “L’economia è sulla strada della ripresa.”
Nonostante queste “considerazioni” l’oro ha segnato un anno memorabile. Nel 2010 lil prezzo dell’oro è cresciuto del 25% ed ha messo a segno un ulteriore massimo del decennio.
Nonostante noi parliamo d’oro, sarebbe trascuratezza da parte mia, se non parlassimo anche dell’argento. L’argento nel 2010 è cresciuto del 78% e comincia, come l’oro, ad avere un ruolo come metallo monetario. Il platino ha avuto un incremento del 17%.
Quando osserviamo l’andamento nell’ultimo decennio del dollaro americano, euro, dollaro canadese, sterlina inglese, e yuan, possiamo riconoscere che le 5 maggiori valute negli ultimi 10 anni hanno perso fra il 70 e l’80% del loro valore. In verità non è tanto l’oro che cresce, quanto le valute che perdono il loro valore. L’oro può solo avere un valore tanto forte quanto gli viene permesso dalla perdita di valore delle valute.
Tre andamenti a breve e medio termine
Vorrei collegarmi la dove ci siamo lasciati l’anno scorso, e più precisamente con uno sguardo ai tre trend principali di medio termine, che nel 2010 hanno esercitato notevoli pressioni sul prezzo dell’oro, e che con grande probabilità continueranno a farlo anche per l’anno 2011. Poi proseguirò con altri tre motivi irreversibili a lungo termine che hanno premuto sulle valute causandone il loro deprezzamento, e che nel prossimo decennio spingeranno ulteriormente l’oro in rialzo.
Cominciamo con i tre andamenti di cui abbiamo trattato lo scorso anno:
* Acquisto di oro da parte delle banche centrali,
* Rifiuto del dollaro americano e
* Cina.
Acquisto di oro da parte delle banche centrali
Il 2009 è stato il primo anno, dopo oltre 20 anni, in cui gli acquisti in oro a scopo monetario, da parte di banche centrali ed investitori hanno superato gli acquisti per scopo industriale o per scopo decorativo. Le banche centrali di Cina, Russia, Iran ed India hanno tramutato in metallo giallo quante più riserve valutarie potevano trasformare.
Nel 3° trimestre del 2010 le riserve aurifere della Banca Centrale russa sono salite del 7% arrivando a 756 tonnellate. Nel 2010 la Banca Centrale russa ha comperato due terzi della produzione aurifera russa.
A dicembre 2010 abbiamo appreso che la Cina, nei primi 10 mesi dell’anno ha importato 209,7 tonnellate d’oro. In rapporto allo stesso periodo dell’anno precedente è un aumento di oltre il 500%, che va ad aggiungersi alla produzione aurifera interna del Paese.
L’India fino alla fine del 3° trimestre del 2010 ha importato complessivamente 624 tonnellate d’oro per motivi industriali e per l’industria orafa, che vanno ad aggiungersi ai quantitativi comperati nel 2009 che ammontano a 595 tonnellate. Se contiamo anche l’ultimo trimestre del 2010 possiamo dire che presumibilmente l’India ha acquistato lo scorso anno 750 tonnellate di metallo giallo.
Cina e Russia hanno dovuto comperare oro per bilanciare le loro riserve valutarie e raggiungere la quota di riserve aurifere delle banche centrali occidentali. La Russia deve raggiungere almeno le 1.000 tonnellate e la Cina perlomeno le 3.000 tonnellate d’oro per arrivare allo stesso livello dell’USA. Funzionari cinesi hanno ufficialmente riconosciuto che loro sarebbero contenti di poter contare su 6.000 tonnellate di riserve auree. Dati non ufficiali ritengono che è intenzione arrivare alle 10.000 tonnellate.
Il rifiuto del dollaro americano
L’anno scorso riportai di come il famoso e apprezzato giornalista Robert Fisk a novembre 2009 ritenesse che Russia, Cina assieme alla Francia avessero stipulato un accordo per sostituire il dollaro americano con altre valute negli scambi petroliferi con gli Stati arabi. Come naturalmente c’era da attendersi le rispettive Banche centrali hanno immediatamente e fermamente smentito questa notizia.
Dal 1973 il dollaro americano è l’unica valuta, con cui è possibile commerciare il petrolio. Questo è l’unico motivo per cui gli USA sono stati in grado di creare una montagna di debiti che ha raggiunto i 14.000 miliardi di dollari. La perdita dell’egemonia del petrodollaro causerebbe agli USA tutta una serie di conseguenze, in quanto questo è, per molti Paesi, l’unico motivo per trattenere i dollari.
Il 24.11.2010 Cina e Russia hanno annunciato ufficialmente “di dismettere il dollaro” e concordato di usare le rispettive valute per gli scambi bilaterali – anche per il petrolio. Il 15.12.2010 è iniziato il corso ufficiale al moscovita MICEX-Index.
Nel 2009 Robert B. Zoellick ha pubblicato il seguente commento, che gli USA “si sbagliano a ritenere che il dollaro sia la moneta universale… e si dovranno presto rendere conto che vi sono altre alternative emergenti al solo dollaro”
Nel 2010 fece ulteriori accenni a possibili altre alternative come monete di riserva, che dovrebbero essere composte da 5 valute più l’oro “come punto di riferimento”. Zoellick ha sollecitato anche un nuovo accordo di Bretton Woods. Il signor Zoellick non è un pazzo goldstandardista bensì il presidente della Banca Mondiale.
Cina
Mese scorso, a cui venni invitato, ho seguito la conferenza di Shanghai su oro e metalli preziosi. Posso confermare che gli acquisti cinesi d’oro, sia statali che privati, hanno un particolare trend, che non solo è in pieno svolgimento, ma che avrà grande influenza è sarà uno dei fattori principali d’influsso sull’andamento del prezzo dell’oro-
Come ebbi modo di dirvi, il rapporto che i cinesi hanno con l’oro è diverso dal nostro. Se vogliamo comprendere l’andamento del prezzo dell’oro nel 2011 e negli anni a seguire, allora è indispensabile che prendiamo in considerazione e non dimentichiamo anche “il punto di vista” cinese.
Convinzioni economiche e oro
Nonostante la formazione delle convinzioni economiche siano un tema complesso, voglio sintetizzarle in una frase, come si formano i rapporti finanziari: quello che i nostri governi, le nostre banche ed i nostri media ci raccontano riguardo ai soldi, è anche quanto la maggior parte di noi accetta come rapporto finanziario e realtà finanziaria.
Se qualcuno volesse mettere in dubbio il potere dell’economia politica dei governi nella formazione della realtà economica delle masse, sarebbe sufficiente che osservasse com’è cambiato il nostro rapporto con i debiti, il risparmio e il concetto di valore economico negli ultimi 40 anni.
Il nostro modo di pensare, basato sul debito, ci riconduce tutti i giorni all’anno 1971 il giorno 14 d’agosto quando ufficialmente venne tolto l’agganciamento internazionale del dollaro all’oro.
Diverso rapporto con l’oro
Nonostante l’Occidente e l’Asia dispongano di numerosi principi economici comuni – così si accomunano ad esempio il sistema bancario – vi è un settore, in cui si nota una fondamentale differenza, ed è come gli asiatici considerano e quale funzione affidano all’oro come moneta.
I governi occidentali hanno paura dell’oro. Limita le loro possibilità di produrre valuta. In Occidente i governi si prestano vicendevolmente denaro e contemporaneamente stimolano le loro economie, il loro esempio viene seguito dalle banche che stimolano noi, a prende del credito per tutto il possibile dai viaggi fino all’ultimo modello di televisione a schermo piatto prodotto in Cina. Ci spiegano che tramite il consumo l’economia viene “mossa”.
Più in generale si può dire, che il pubblico di investitori in occidente ritiene l’oro come un tipo di investimento per costituire un patrimonio, trattato alla stessa stregua delle azioni o titoli d’investimento. Questo è anche il motivo per cui, le persone in occidente continuano ad arrabbiarsi dell’aumento di valore dell’oro rispetto ai valori di facciata delle valute.
Al contrario il Governo cinese ha un grandissimo rispetto dell’oro. E’ di dominio pubblico, anche leggendo le leggi ultimamente varate, che stimolano l’accantonamento dell’oro e auspicano il possesso di oro da parte dei privati. La Cina attualmente è leader nella promozione della tesaurizzazione del metallo giallo.
Il Governo cinese sollecita il pubblico 5% dei risparmi – si esattamente, il governo cinese sollecita il risparmio- ad investirli in oro. Questo ha un grande significato, i cinesi risparmiano fino al 40% del loro guadagno. In occidente la maggior parte delle famiglie della classe media può ritenersi contenta se alla fine dell’anno non è stata costretta a fare nuovi debiti. I cinesi ritengono l’oro come risparmio per la creazione e la salvaguardia del patrimonio anche in caso di tempi particolarmente burrascosi.
Io credo che questa differenza da chiunque, che sia interessato a capire, il perché il prezzo dell’oro sale debba venir interiorizzata nella sua interezza. Agli abitanti del vecchio continente, che hanno vissuto le conseguenze valutarie dell’inflazione e il surriscaldamento dei prezzi sono in grado certamente di capire, e non si deve ulteriormente ricordare che l’oro è l’assicurazione più efficace di cui disponiamo contro l’inflazione e contro una crisi valutaria.
L’ex direttore generale della Newmont Mining, Pierre Lassonde è anche lui dell’idea che l’acquisto del pubblico cinese dell’oro sarà alla fine il motivo che lancerà il prezzo dell’oro nella stratosfera.
Tre andamenti irreversibili
I tre andamenti a medio termine, che abbiamo potuto osservare lo scorso anno, sono ancora completamente in atto. Ora desidero concentrarmi su tre andamenti a lungo termine che sono irreversibili, da cui credo, che influenzerà il prezzo dell’oro ed il valore delle valute per i prossimi decenni:
* L'invecchiamento della popolazione
* La delocalizzazione e
* Il punto di massima produzione di petrolio
Invecchiamento della popolazione
L’invecchiamento della popolazione è una combinazione di un popolo in continuo invecchiamento e gli effetti della generazione del baby boom, che nati fra il 1946 ed il 1963, ora cominciano ad entrare in età di pensione.
Quando gli uomini invecchiano, riducono anche le loro esigenze e prendono in considerazione anche ulteriori limitazioni di spesa. Il PIL (prodotto interno lordo) e le entrate tributarie arretrano, mentre contemporaneamente segue che la generazione del baby boom riduce la sua disponibilità lavorativa – insomma si ha un triplo effetto: meno consumi, meno entrate tributarie e meno lavoro.
Si tratta quindi di un problema che mette in tensione l’intero mondo. In Cina il problema viene accentuato dalla politica del figlio unico. I Governi non hanno altra scelta che stampare altra carta moneta, e con ciò far ulteriormente perdere valore alla moneta.
Come ebbi modo di dirvi, il rapporto che i cinesi hanno con l’oro è diverso dal nostro. Se vogliamo comprendere l’andamento del prezzo dell’oro nel 2011 e negli anni a seguire, allora è indispensabile che prendiamo in considerazione e non dimentichiamo anche “il punto di vista” cinese.
Convinzioni economiche e oro
Nonostante la formazione delle convinzioni economiche siano un tema complesso, voglio sintetizzarle in una frase, come si formano i rapporti finanziari: quello che i nostri governi, le nostre banche ed i nostri media ci raccontano riguardo ai soldi, è anche quanto la maggior parte di noi accetta come rapporto finanziario e realtà finanziaria.
Se qualcuno volesse mettere in dubbio il potere dell’economia politica dei governi nella formazione della realtà economica delle masse, sarebbe sufficiente che osservasse com’è cambiato il nostro rapporto con i debiti, il risparmio e il concetto di valore economico negli ultimi 40 anni.
Il nostro modo di pensare, basato sul debito, ci riconduce tutti i giorni all’anno 1971 il giorno 14 d’agosto quando ufficialmente venne tolto l’agganciamento internazionale del dollaro all’oro.
Diverso rapporto con l’oro
Nonostante l’Occidente e l’Asia dispongano di numerosi principi economici comuni – così si accomunano ad esempio il sistema bancario – vi è un settore, in cui si nota una fondamentale differenza, ed è come gli asiatici considerano e quale funzione affidano all’oro come moneta.
I governi occidentali hanno paura dell’oro. Limita le loro possibilità di produrre valuta. In Occidente i governi si prestano vicendevolmente denaro e contemporaneamente stimolano le loro economie, il loro esempio viene seguito dalle banche che stimolano noi, a prende del credito per tutto il possibile dai viaggi fino all’ultimo modello di televisione a schermo piatto prodotto in Cina. Ci spiegano che tramite il consumo l’economia viene “mossa”.
Più in generale si può dire, che il pubblico di investitori in occidente ritiene l’oro come un tipo di investimento per costituire un patrimonio, trattato alla stessa stregua delle azioni o titoli d’investimento. Questo è anche il motivo per cui, le persone in occidente continuano ad arrabbiarsi dell’aumento di valore dell’oro rispetto ai valori di facciata delle valute.
Al contrario il Governo cinese ha un grandissimo rispetto dell’oro. E’ di dominio pubblico, anche leggendo le leggi ultimamente varate, che stimolano l’accantonamento dell’oro e auspicano il possesso di oro da parte dei privati. La Cina attualmente è leader nella promozione della tesaurizzazione del metallo giallo.
Il Governo cinese sollecita il pubblico 5% dei risparmi – si esattamente, il governo cinese sollecita il risparmio- ad investirli in oro. Questo ha un grande significato, i cinesi risparmiano fino al 40% del loro guadagno. In occidente la maggior parte delle famiglie della classe media può ritenersi contenta se alla fine dell’anno non è stata costretta a fare nuovi debiti. I cinesi ritengono l’oro come risparmio per la creazione e la salvaguardia del patrimonio anche in caso di tempi particolarmente burrascosi.
Io credo che questa differenza da chiunque, che sia interessato a capire, il perché il prezzo dell’oro sale debba venir interiorizzata nella sua interezza. Agli abitanti del vecchio continente, che hanno vissuto le conseguenze valutarie dell’inflazione e il surriscaldamento dei prezzi sono in grado certamente di capire, e non si deve ulteriormente ricordare che l’oro è l’assicurazione più efficace di cui disponiamo contro l’inflazione e contro una crisi valutaria.
L’ex direttore generale della Newmont Mining, Pierre Lassonde è anche lui dell’idea che l’acquisto del pubblico cinese dell’oro sarà alla fine il motivo che lancerà il prezzo dell’oro nella stratosfera.
Tre andamenti irreversibili
I tre andamenti a medio termine, che abbiamo potuto osservare lo scorso anno, sono ancora completamente in atto. Ora desidero concentrarmi su tre andamenti a lungo termine che sono irreversibili, da cui credo, che influenzerà il prezzo dell’oro ed il valore delle valute per i prossimi decenni:
* L'invecchiamento della popolazione
* La delocalizzazione e
* Il punto di massima produzione di petrolio
Invecchiamento della popolazione
L’invecchiamento della popolazione è una combinazione di un popolo in continuo invecchiamento e gli effetti della generazione del baby boom, che nati fra il 1946 ed il 1963, ora cominciano ad entrare in età di pensione.
Quando gli uomini invecchiano, riducono anche le loro esigenze e prendono in considerazione anche ulteriori limitazioni di spesa. Il PIL (prodotto interno lordo) e le entrate tributarie arretrano, mentre contemporaneamente segue che la generazione del baby boom riduce la sua disponibilità lavorativa – insomma si ha un triplo effetto: meno consumi, meno entrate tributarie e meno lavoro.
Si tratta quindi di un problema che mette in tensione l’intero mondo. In Cina il problema viene accentuato dalla politica del figlio unico. I Governi non hanno altra scelta che stampare altra carta moneta, e con ciò far ulteriormente perdere valore alla moneta.
La delocalizzazione
La delocalizzazione ha quasi completamente distrutto l’attività produttiva nei paesi industrializzati come USA, Canada e in ampie parti dell’Europa. I lavoratori cinesi, che hanno prodotto il tuo iPhone, ricevono 287 dollari al mese – e questo dopo i generosi aumenti di stipendio.
L’occidente semplicemente non è più in grado di concorrere con simili costi del lavoro. Gli Stati Uniti d’America erano dopo la seconda guerra mondiale i maggiori produttori mondiali e trainavano l’economia mondiale. Siccome i consumatori americani hanno perso il loro posto di lavoro, non sono neppure nelle condizioni di fare ulteriori acquisti ancora per lungo tempo, e siccome le fabbriche sono state dislocate, la disoccupazione si trasforma in un problema di sistema.
Senza posti di lavoro cala anche il prodotto interno lordo e le entrate tributarie degli USA. Sarà sempre più difficile servire l’immenso debito pubblico federale, dei singoli Stati e delle singole municipalità. Alla fine il Governo americano sarà costretto ad indebitarsi ulteriormente e la valuta americana si deprezzerà ulteriormente.
Il punto di massima produzione petrolifera
Il punto di massima produzione petrolifera “Peak Oil”, è il momento temporale in cui la produzione petrolifera raggiunge il suo massimo e da quel momento in poi la produzione diminuirà. In USA, Alaska e Mare del nord questo punto è già stato toccato. Il Messico in un paio di anni diverrà importatore di petrolio e gli USA lo perderanno come terzo fornitore.
La nostra gracile, indebitata economia è basata su energia a buon mercato, non resisterebbe allo schock e all’adozione di altre energie alternative più care.
A settembre 2010 uno studio militare tedesco di geopolitica conclude che il Governo tedesco deve tenere in seria considerazione il “picco petrolifero”. Innumerevoli studi da tutto il mondo sono arrivati alla conclusione che siamo prossimi al punto di massima produzione petrolifera e il blocco delle perforazioni petrolifere nel Golfo del Messico non fa che accelerare questo processo.
Questo causerà per la maggior parte dei beni un aumento dei prezzi. Alla già debole economia americana verrà inferto un altro colpo, soprattutto per chi è abituato a pagare la benzina ed il gas meno di tutti i paesi industrializzati. Se poi consideriamo anche gli effetti dell’alternante corso del petrodollaro i risultati sono disastrosi.
Se poi penso alla Cina, Paese in cui l’intensità pro capite di automobili è un decimo di quella americana e se i cinesi dovessero eguagliare gli americani in numero di automobili avremmo bisogno di sette Arabia Saudita per coprire il fabbisogno energetico.
Queste tre macro tendenze causeranno una significativa riduzione del prodotto interno lordo, le entrate fiscali diminuiranno e il deficit commerciale aumenterà come la disoccupazione il che creerà ulteriore fabbisogno di denaro. Questo causa un incremento dell’inflazione in quanto le varie monete perderanno potere d’acquisto e l’indebitamento crescerà. Tutto ciò porterà ad un incremento del prezzo dell’oro anche per il futuro.
La concorrenza globale dell’oro
A causa del complessivo indebitamento e della diminuzione di valore delle monete sempre più persone correranno ad accaparrarsi l’oro disponibile sulla terra. Abbiamo parlato del picco petrolifero, ma anche l’oro ha un punto di massima in quanto sempre meno sono le nuove miniere.
In futuro verranno attivate miniere con limitata capacità produttiva e che non possono adottare sistemi industrializzati di produzione. Dal 2000 la produzione aurifera è in calo.
E mentre cresce la richiesta di porti sicuri per gli investimenti, si nota una dislocazione dei valori finanziari per 200.000 miliardi di dollari verso le riserve aurifere che hanno un valore attuale di 3.000 miliardi di dollari.
L’oro dall’inizio della storia ad oggi estratto che ha un valore complessivo di 3.000 miliardi di dollari è detenuto per circa la metà dalle banche centrali e l’altra metà è nelle mani di privati. La quota dei privati è in possesso alle famiglie più ricche del mondo che in nessun caso saranno disposte a cederlo contro cartamoneta.
Le banche centrali agiscono come compratori “al netto”. Se i fondi pensione e gli Hedge founds investissero solo il 5% dei patrimoni gestiti in oro – che oggi potrebbe rivelarsi come investimento conservativo precauzionale – l’oro raggiungerebbe un prezzo di 5.000,00 $ oncia.
Termino con alcune considerazioni riguardo alle tendenze a medio ed a lungo termine che anche senza ulteriori crisi finanziarie nel 2011 i metalli preziosi, oro ed argento vedranno ulteriori incrementi di prezzo.
Per chi desidera avere dei pronostici dico che a fine 2009 pronosticai un prezzo fra i 1.300 e i 1.500 $ oncia. Il 2010 è terminato esattamente a metà con 1405 $ oncia. Per il 2011 ritengo – anche basandomi sullo sviluppo dei prezzi degli ultimi cinque anni – che il prezzo si collocherà fra i 1.700 e i 2.000 $ oncia.
Desidero ulteriormente incoraggiare tutti coloro che desiderano evitare gli effetti di una crisi valutaria ad investire in oro, vedendolo come salvaguardia dei loro patrimoni e non come strumento speculativo.
Desidero concludere con una frase che in se racchiude tutte queste prospettive. L’ho presa da un libro di Norman Franz dal titolo: “Oro e patrimonio nel nuovo millennio” : “L’oro è la moneta dei re, l’argento è la moneta degli uomini d’onore, il baratto la moneta dei piccoli contadini, il debito la moneta degli schiavi”.
Per chi desidera avere dei pronostici dico che a fine 2009 pronosticai un prezzo fra i 1.300 e i 1.500 $ oncia. Il 2010 è terminato esattamente a metà con 1405 $ oncia. Per il 2011 ritengo – anche basandomi sullo sviluppo dei prezzi degli ultimi cinque anni – che il prezzo si collocherà fra i 1.700 e i 2.000 $ oncia.
Desidero ulteriormente incoraggiare tutti coloro che desiderano evitare gli effetti di una crisi valutaria ad investire in oro, vedendolo come salvaguardia dei loro patrimoni e non come strumento speculativo.
Desidero concludere con una frase che in se racchiude tutte queste prospettive. L’ho presa da un libro di Norman Franz dal titolo: “Oro e patrimonio nel nuovo millennio” : “L’oro è la moneta dei re, l’argento è la moneta degli uomini d’onore, il baratto la moneta dei piccoli contadini, il debito la moneta degli schiavi”.
2 commenti:
Davvero interessante ...
Da ignorante in materia, che differenza c'e' tra investire in Borsa in oro e acquistare Oro vero e proprio per salvaguardia del proprio patrimonio ?
In verita´la differenza non e´grande, infatti una buona opportunita´e´rappresenata dalle aziende attive nel settore dell´oro, principalmente le aziende estrattive e di esplorazione ma c´e´sempre il rischio della gestione particolare della specifica azienda...mentre l´ora rappresenta una forma di protezione del risparmio ancora piu´sicura dato che si acquista un assett concreto a prescindere dal management
Posta un commento